lunedì 29 giugno 2009

1200 ANNI DI TENEBRE OVVERO I DANNI DELLE TEOCRAZIE

1200 anni separano l'incendio della Biblioteca d'Alessandria ed il conseguente assassinio di Ipasia
simbolo della cultura al femminile dal rogo di Giordano Bruno in un giorno del 1600 in Roma.
1200 anni di distruzione delle vestigia Pagane e sterminio dei suoi sacerdoti e dei suoi fedeli.
Ogni singolo assassinato é un delitto contro Dio peró l'assassinio di menti eccelse é un delitto contro l'umanitá intera per averci privato della conoscenza e quindi della libertá.

Allora erano i Parabalani, poi l'inquisizione del Sant'Uffizio, oggi i Talebani ed i toghelani nostrani ...... facciamo in modo da liberarcene una volta per tutte!

Trama:

Nell'Egitto del IV secolo a.C, la storia di Hypatia di Alessandria, primo astronomo-filosofo donna dell'Occidente.

Spinto dal desiderio di raccontare una storia su Romani e Cristiani nell'Antico Egitto, il regista spagnolo di origine cilena ha individuato la sua eroina nella figura di Ipazia, figlia di Teone, ultimo direttore della celeberrima biblioteca di Alessandria, e donna simbolo della tolleranza della società greco-romana di quel tempo. Con la sua Himenóptero, Amenábar ha coinvolto la Mod Producciones di recente creazione e Telecinco Cinema, mettendo assieme un cast internazionale che recitasse in lingua inglese e permettesse di lanciare il film sul mercato internazionale.

A vestire la tunica di Ipazia è la star britannica Rachel Weisz (The Constant Gardener, La Mummia). La vediamo insegnare astronomia, matematica e filosofia ai suoi allievi, in quel tempio della saggezza che doveva essere allora la Biblioteca alessandrina. Ma mentre tra quelle mura si discetta di Aristotele e si preconizza l'eliocentrismo, per le strade e le piazze della città governata dall'Impero Romano d'Oriente cresce ed esplode il dissidio tra le religioni: cristiani contro pagani ed ebrei. Presto i parabalani incappucciati(funzionari romani che disdegnano la propria vita per la causa della Chiesa. In genere, sono attivisti, monaci, guerrieri e becchini, fanatici, ignoranti, violenti ) spingeranno la folla ad attaccare nel nome di Cristo gli adoratori degli déi e, nonostante la mediazione romana, la Biblioteca verrà saccheggiata e distrutta.

Il resto è storia, con la sola eccezione del servo Davus, personaggio inventato, interpretato dal giovane inglese Max Minghella. Lo spettatore potrebbe trovare noiose e fintamente intellettuali le numerose discussioni "scientifiche" ma quello che non sfuggirà è la scelta di portare sul grande schermo questa martire del paganesimo che ha tutto l'aspetto di un attacco frontale del regista al Cristianesimo e non genericamente al fanatismo religioso. All'uscita di Agora difficilmente le stanze del Vaticano apprezzeranno le scene in cui i cristiani sbudellano la gente urlando come invasati o vengono visualizzati come formiche nere che si affrettano sulla preda con una efficace ripresa dall'alto velocizzata.


Chi è il regista

Alejandro Amenábar (Santiago del Cile, 1972) è figlio di madre spagnola e di padre cileno. La sua famiglia si trasferisce in Spagna quando lui ha un anno, facendolo crescere e studiare a Madrid. Scrive, produce e dirige il suo primo cortometraggio, "La cabeza", a 19 anni, e ne ha 23 quando debutta nel lungometraggio con "Tesis" che in Spagna riceve molti premi. Il suo "Apri gli occhi" riscuote in Spagna un enorme successo e viene distribuito in tutto il mondo: è stato ultimamente oggetto di un remake hollywoodiano diretto da Cameron Crowe e intitolato "Vanilla Sky", con Tom Cruise (che ne è anche il produttore), Penelope Cruz (protagonista anche della versione originale) e Cameron Diaz. "The Others" - interpretato in modo perfetto da Nicole Kidman e prodotto da Tom Cruise - è il suo primo film girato in lingua inglese, presentato alla Mostra di Venezia, dove ha riscosso un grande successo di pubblico e critica. Ha realizzato la colonna sonora di tutti i suoi film, nonchè di molti altri, tutti iberici.

· In nome di Ipazia

L’UNESCO, dietro richiesta di 190 stati membri, ha creato un progetto internazionale che intende favorire piani scientifici al femminile nati dall’unione delle donne di tutte le nazionalità, perché se si vuole che la Scienza sia davvero al servizio dei reali bisogni dell’Umanità, è necessaria l’urgente realizzazione di un migliore equilibrio nella partecipazione di entrambi i sessi alla scienza e al suo progresso. Attualmente nell’ambito della scienza solo il 5% delle donne sono ai vertici. L’UNESCO ha chiamato questo progetto internazionale: IPAZIA.

Chi era questa straordinaria scienziata?

Ipazia era l’erede della Scuola alessandrina, la più notevole comunità scientifica della storia dove avevano studiato Archimede, Aristarco di Samo, Eratostene, Ipparco, Euclide, Tolomeo… e i geni che hanno gettato le fondamenta del sapere scientifico universale. Filosofa neoplatonica, musicologa, medico, scienziata, matematica, astronoma, madre della scienza sperimentale (studiò e realizzò l’astrolabio, l’idroscopio e l’aerometro).… e, come scrisse Pascal, «ultimo fiore meraviglioso della gentilezza e della scienza ellenica». Nei suoi settecento anni la Scuola alessandrina aveva raggiunto vette talmente elevate nel campo scientifico, che sarebbe bastato lasciar vivi e liberi di studiare Ipazia e i suoi allievi per acquisire 1200 anni in più di progresso.

Ma su Ipazia e sull’intera umanità si abbatté la più grossa delle sventure: l’ascesa al potere della Chiesa cattolica e il patto di sangue stipulato con l’impero romano agonizzante. Questo patto – oltre alla soppressione del paganesimo – prevedeva la cancellazione delle biblioteche, della scienza e degli scienziati, l’annullamento del libero pensiero, della ricerca scientifica (nei concilî di Cartagine, infatti, fu proibito a tutti – vescovi compresi – di studiare Aristotele, Platone, Euclide, Tolomeo, Pitagora etc.). Alla donna doveva essere impedito l’accesso alla religione, alla scuola, all’arte, alla scienza. In poche decine di anni il piano venne quasi interamente realizzato. Ma Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Agostino e Cirillo – i giganti del nascente impero della Chiesa – trovarono, sulla loro strada lastricata di roghi e di sangue, un ultimo impedimento: una giovane bellissima creatura a capo della Scuola alessandrina, una scienziata con una dirittura morale impossibile da piegare la quale, al termine d’una giornata di studio e di ricerca, si gettava sulle spalle il tribon – il mantello dei filosofi – e se ne andava in giro per Alessandria a spiegare alla gente – con ingegno oratorio e straordinaria saggezza – cosa volesse dire libertà di pensiero, l’uso della ragione. E Cirillo, vescovo e patriarca di Alessandria, ordì il martirio di Ipazia. Uccidere ingiustamente un qualunque essere umano è troncare una vita, spezzare una possibilità, ma trucidare una creatura come Ipazia è arrecare un danno incalcolabile all’umanità intera, è uccidere la speranza nel progresso umano. Questo delitto segnò la fine del paganesimo, il tramonto della scienza e della dignità stessa della donna. Segnò la definitiva affermazione del gruppo più astuto, raffinato, vorace, spietato e feroce prodotto dalla specie umana: da quel marzo del 415 d.C. la Chiesa Cattolica, oltre a imprigionare, torturare, bruciare vivi popoli interi, incatenò la mente degli uomini per manovrarli, dirigerli, dominarli, alleandosi sempre con il potere e con l’ingiustizia. Nessun mea culpa potrà mai restituire all’umanità tanto sangue innocente e tanti secoli di progresso mancato. In quel 415 d.C. a nulla valse la voce isolata del prefetto Oreste, che cercò inutilmente di difendere e di salvare la scienziata. Quando giunse ad Alessandria, Oreste si recò a rendere omaggio a Ipazia, astro incontaminato della sapiente cultura. Da lei apprese che non poteva definirsi realmente pagana perché «qualunque religione, qualunque dogma, è un freno alla libera ricerca, e può rappresentare una gabbia che non permette d’indagare liberamente sulle origini della vita e sul destino dell’uomo». Ipazia gli raccontò che dopo l’incendio della biblioteca, il prefetto Evagrio le aveva proposto di convertirsi al cristianesimo in cambio di maggiori sovvenzioni per la sua scuola e che lei aveva rifiutato dicendo: «Se mi faccio comprare, non sono più libera. E non potrò più studiare. È così che funziona una mente libera: anch’essa ha le sue regole». Dopo il massacro di Ipazia, il vescovo e patriarca Cirillo governò Alessandria da padrone assoluto per i successivi trent’anni. I libri di Ipazia e di tutta la Scuola alessandrina furono bruciati (con la sola eccezione del suo commento alla Syntaxis), la sua memoria cancellata. A parte Ierocle (di cui sono rimaste solo due modeste opere di filosofia neoplatonica) e il poeta Pallada che con i suoi versi cantò l’irreprensibilità dei costumi, l’alto sentire, l’accuratezza e il savio giudicare della filosofa e scienziata alessandrina, tutti i discepoli della scienziata scomparvero e di loro, del loro pensiero, delle loro opere, nulla è rimasto. Alcuni riuscirono ad emigrare in India (tra cui Paulisa, autore dell’opera astronomica Paulisa siddhānta), importandovi le ultime scoperte di trigonometria ed astronomia. Ci è pervenuta, però, una parte dell’opera di uno degli allievi preferiti di Ipazia: Sinesio di Cirene, vescovo di Tolemaide. Dalle sue lettere indirizzate alla maestra, si apprende che Ipazia è stata la madre della scienza moderna in quanto, all’analisi teorica dei problemi di fisica e di astronomia, faceva seguire la sperimentazione pratica (il grande matematico del ‘600 Pierre de Fermat, studiando l’idroscopio realizzato dalla scienziata alessandrina, rese omaggio «alla grande Ipazia, che fu la meraviglia del suo secolo»). Mentre la sua maestra era ancora in vita, Sinesio scriveva: «L’Egitto tien desti i semi di sapienza ricevuti da Ipazia».

Le testimonianze antiche su Ipazia sono offerte, principalmente, da quattro storici: Socrate Scolastico (Storia Ecclesiastica), Filostorgio (Storia Ecclesiastica), Sozomeno (Storia della Chiesa) – tutti contemporanei di Ipazia -, e Damascio, ultimo direttore dell’Accademia platonica di Atene, che scrisse di lei 50 anni dopo il suo massacro. Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Agostino e Cirillo vennero fatti santi. Sant’Ambrogio, San Giovanni Crisostomo, Sant’Agostino e San Cirillo d’Alessandria sono stati elevati, inoltre, al rango di dottori e padri della Chiesa universale. Per i successivi 1200 anni la Chiesa di Roma manovrò principi, re ed imperatori per tenere a freno il suo più acerrimo nemico: il sapere, la conoscenza. Soprattutto la scienza della Scuola alessandrina.Il 17 febbraio dell’Anno Santo 1600 la Chiesa di Roma fece bruciare vivo Giordano Bruno, il filosofo e scienziato che aveva studiato gli atomisti greci e che attraverso le opere di Democrito aveva capito l’essenza di quegli universi infiniti che Ipazia aveva intuito. Il 22 giugno 1633 la Chiesa di Roma fece imprigionare ed abiurare il padre della scienza moderna Galileo Galilei, il quale aveva proseguito l’opera iniziata dalla Scuola alessandrina e da Ipazia nella sperimentazione della scienza e che, nel Dialogo sui massimi sistemi del mondo, aveva avuto il coraggio di proporre l’ipotesi eliocentrica che Aristarco di Samo aveva formulato nel 280 a.C. nella Scuola alessandrina e che Ipazia aveva elaborato. Papa Pio XII nel 1944, per festeggiare i 1500 anni della morte di San Cirillo d’Alessandria (la cui opera teologica è alla base del dogma della Vergine Madre di Dio) promulgò l’enciclica Orientalis Ecclesiae, per «esaltare con somme lodi» e «tributare venerazione a San Cirillo», a colui che aveva cacciato e fatto massacrare ebrei, nestoriani, novaziani (chiamati catari – puri) e pagani da Alessandria d’Egitto. Il vescovo-patriarca S. Cirillo aveva studiato per cinque anni – dal 394 al 399 – nel monastero della montagna della Nitria, nel deserto di San Marco, e lì era stato ordinato Lettore. In questo monastero aveva stretto vincoli di amicizia con gran parte dei monaci parabolani (di cui si servì per sterminare ebrei, nestoriani, novaziani e pagani) e soprattutto con Pietro il Lettore, a cui sedici anni dopo ordinò di trucidare Ipazia… l’ultima voce libera, l’ultima luce femminile di sapienza dell’antichità.

Purtroppo le donne che tentarono di studiare e d’inserirsi nel mondo della scienza dovettero combattere su due fronti: il primo risaliva ai tempi di Platone, che le considerava esseri inferiori per natura (e questo sembra incredibile: Platone, Aristotele e i più grandi pensatori che ha prodotto il genere umano, che hanno dato vita all’attuale libertà di pensiero, ebbene… consideravano la donna inferiore per natura); il secondo… il ruolo secondario assegnatole proprio dai padri fondatori della Chiesa (Sant’Agostino… e San Giovanni Crisostomo che affermò che la donna porta il marchio di Eva e che Dio non le ha concesso il diritto di ricoprire cariche politiche, religiose o intellettuali). Infatti se Ipazia fosse stata uomo, l’avrebbero solamente uccisa. Essendo donna, dovevano farla a pezzi, nella cattedrale cristiana, per rendere quel massacro simbolico d’un sacrificio. Per escludere, nel cammino dei secoli a venire, metà del genere umano.Ipazia ci ha insegnato che la via della ragione – la via dell’esperienza personale non mediata da altri, la ricerca continua della verità sulla nostra vita, verità che racchiude il nostro corpo, la mente, l’universo, l’intelligibile… come direbbero gli antichi filosofi, la metafisica… che vuol dire il raggiungimento d’un principio supremo non creatore, ma che è e che si evolve insieme a noi – è la via a cui ha diritto ogni essere umano.

Naturalmente, colto e rigoroso com’è A. Amenabar, si è documentato su fonti storiche e su altri studi di cui non citiamo che la minima parte. Eccole:

Fonti

Cirillo, Homilia VIII, in J. P. Migne, Patrologia Graeca, vol. LXXVII
Esichio di Mileto, Fragmenta, in «Fragmenta Historicorum Graecorum», Paris, Didot 1841-1870
Damascio, Vita Isidori, Hildesheim, Olms 1967
Filostorgio, Historia Ecclesiastica, in J. P. Migne, Patrologia Graeca, vol. LXV; Epitome in Fozio, Bibliotheca, 8 voll., Paris, Les Belles Lettres 1959
Palladas, in Antologia Palatina, Yorino, Einaudi 1978
Sinesio, Opere, Torino, UTET 1989
Socrate Scolastico, Historia Ecclesiastica, in J. P. Migne, Patrologia Graeca, vol. LXVII
Sozomeno, Historia Ecclesiastica, in J. P. Migne, Patrologia Graeca, vol. LXVII
Suda, Lexicon, Lipsia, Teubner 1928
Teodoreto, Historia Ecclesiastica, Berlin Akademie Verlag 1954
Teone, Commentaria in Ptolomaei syntaxin mathematicam I-II, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 1936
Teone, Commentaria in Ptolomaei syntaxin mathematicam III-IV, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 1943
Teone, Le Petit commentare de Théon d’Alexandrie aux Tables faciles de Ptolomée, tr. da A. Tihon, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 1978

Bibliografia

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Maria De Falco Marotta

1 commento:

DaréiosMagOscuro ha detto...

Grazie mille per le info ma soprattutto per le note.

Mi ci getterò a capofitto.

DArio Musolino