domenica 5 luglio 2009

VOGLIAMO ARRIVARE A QUESTO!

La STORIA specialmente quella recente, dovrebbe essere maestra di vita e guidarci verso decisioni saggie per metterci al riparo da sorprese che provenienti dal Mondo Arabo Islamico si ripetono con cicli sempre piú corti ed hanno lo stesso identico "refrain" ISLAMIZZAZIONE AD OGNI COSTO" !
Vogliamo forse ritrovarci come il governo Algerino nel 92? Sono passati solo 17 anni ed ancora stamattina leggendo El Watan un altro attentato islamico nella Zona di Boumerdes ad est di Algeri ( ci sono stato svariate volte anche recentemente) che sembra l'epicentro del terrorismo: 7 militari e due insegnanti!
Se i residenti di religione mussulmana non vogliono anteporre il nostro codice alla loro mediovale Sharia, sono liberi..............di ritornarsene a casa loro!
"E' DURATA 29 mesi la sfida integralista in Algeria. Con una decisione "annunciata" da una trentina di giorni, il Fronte di salvezza islamico è stato disciolto dal tribunale d' Algeri su richiesta del ministero dell' Interno. L' accusa è "di sovversione finalizzata a mettere in pericolo le istituzioni". Una decisione comunque grave ma che alla vigilia del Ramadan potrebbe creare forti tensioni e spingere addirittura le frange più estremiste del movimento al confronto diretto con il regime. Fra dissoluzione e sospensione, le due soluzioni previste dalla legge sui partiti, il tribunale ha scelto la misura più drastica: la dissoluzione. Durissima la replica dei sei avvocati difensori del movimento: "Questa non è una sentenza, ma è una decisione politica presa altrove, fuori da questo palazzo". Forse non è un caso che il presidente del tribunale che ha sancito la fine del Fronte sia una donna. La nomina del giudice Ziani aveva già fatto gridare al "sacrilegio" gli integralisti del Fis, ma il folto collegio difensivo del Fronte nulla aveva potuto fare per ricusare il giudice donna. Mentre i dirigenti integralisti preparano l' appello davanti alla Corte suprema, dalle ceneri del Fis è già nata una "costola": Solidarietà islamica algerina, la cui costituzione è stata annunciata da tre dirigenti ieri sera ad Algeri. Ma i ranghi integralisti sono da tempo sfilacciati e senza direzione, i massimi dirigenti Abassi Madani e Ali Belhadj Ali sono in carcere; e dopo l' ondata di arresti succeduta al venerdì di sangue di febbraio, barbe e jallabje sono scomparse dalle strade. Il Fis privato dei suoi giornali Al Forkane e Al Mounquid riesce ad arrivare ai suoi militanti solo attraverso comunicati recapitati da mani anonime alle agenzie di stampa straniere. Il Fis è accusato dalle autorià algerine di essere il regista occulto della serie di attentati terroristici che hanno fatto seguito all' annullamento delle elezioni legislative, le prime pluraliste in Algeria. Effettivamente il Fronte aveva riportato il 26 dicembre una clamorosa vittoria e si stava avviando con il ballottaggio al completo controllo del Parlamento, il passo successivo sarebbe stato la proclamazione di una repubblica integralista sullo stampo di quella iraniana. Il governo e la presidenza collegiale - dopo le dimissioni di Benjedid - avevano affrontato con il pugno di ferro l' ondata di proteste. Gli incidenti fra le forze dell' ordine e i duri del Fis provocarono la morte di una cinquantina di persone secondo le fonti ufficiali, oltre 150 per il Fronte. Gli scontri di piazza e la comparsa sulla scena degli "afghani", gli integralisti che reclamano a gran voce la lotta armata, aveva fatto temere un possibile rovesciamento del regime ma sotto la guida del ministro della Difesa - l' uomo forte del nuovo gabinetto Ghozali - polizia e militari hanno rastrellato quartieri, isolato intere province per avere ragione delle proteste. Elevato il numero degli arrestati in queste operazioni che hanno fatto sorgere dubbi alla Lega per i diritti dell' uomo: 5.000 persone secondo il governo sono ancora detenute, ma come sempre il bilancio del Fis è di gran lunga superiore e parla di 30.000 arresti. Per affrontare questa popolazione carceraria, il regime ha creato "luoghi adatti": cinque campi di detenzione nel sud del paese, in pieno deserto del Sahara, mentre un sesto è in allestimento. Cosa faranno adesso le migliaia di diseredati che sotto le bandiere nere dell' Islam cercavano riscatto? Nell' ultimo comunicato reso noto, il numero 20, il Fis aveva messo in guardia il regime dal dissolvere il movimento in ogni caso il Fronte "avrebbe dato parola al popolo ingegnandosi per trovare altri mezzi per combattere l' oppressione e realizzare le sue aspirazioni". I dirigenti algerini decidendo la dissoluzione del movimento integralista, che sotto le sue bandiere accomunava gran parte del malcontento per la pessima gestione del paese, hanno assunto una grave responsabilità: quella di una svolta decisa per sconfiggere la grave crisi che attraversa l' Algeria, dove l' apparato economico è appesantito da una corruzione figlia di trent' anni di partito unico, due terzi della forza lavoro è disoccupata, più di metà della popolazione è analfabeta. E' da questo "serbatoio sociale" che il Fis attingeva consensi e simpatie. E' una vera sfida. Il presidente dell' Alto comitato di Stato Mohamed Boudiaf promettendo nuove elezioni entro due anni ha acceso una bomba a tempo sotto le sedie degli attuali dirigenti: solo ventiquattro mesi per "rimettere" il paese sui binari di una crescita economica che faccia uscire l' Algeria dal Medio Evo politico e sociale ereditato dal partito unico. - di FABIO SCUTO "
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